Un uomo è finito in gravissimi guai a causa di una frode informatica. Per non pagare i debiti alla sua ex moglie è arrivato a fingere addirittura la propria morte. Le conseguenze del gesto sono disastrose.
La storia che vi stiamo per raccontare è degna della trama di un film alla “Prova a prendermi”, condito con elementi di reminiscenza pirandelliana. Eppure, è tutto vero e lascia senza parole sia per la perversione dell’intento, sia per l’ingegnosità con cui si sono svolti i fatti.
Il protagonista è un uomo di 39 anni di nome Jesse Kipf. Statunitense, è originario dello stato del Kentucky. Di lui si erano perse totalmente le tracce fino alla tragica notizia della sua dipartita. A supportare questo avvenimento vi era addirittura un certificato di morte. Amici e familiari ne hanno pianto la scomparsa. Si trattava di un evento davvero tragico, legato alla giovane età di Kipf e al fatto che stesse lasciando i suoi bambini senza un padre. Peccato, però, che sia tutto falso. L’uomo è sempre stato vivo e vegeto; ha semplicemente simulato il suo decesso con uno stratagemma incredibile. Il motivo è di stampo economico. La sua sorte ha subito un contraccolpo clamoroso.
Jesse Kipf ha ammesso in tribunale di aver simulato la propria morte allo scopo di evitare di pagare più di 100mila dollari che doveva alla sua ex moglie per il mantenimento dei figli.
Il 39enne si è dichiarato colpevole lo scorso 29 marzo con l’imputazione di frode informatica e furto d’identità. L’uomo è riuscito, infatti, a inserirsi nel sistema di registro dei decessi delle Hawaii. Si è finto medico di un altro stato e in questo modo ha compilato un falso certificato di morte per se stesso.
Jesse Kipf ha applicato una firma digitale fasulla qualificandosi come un dottore. Ha fornito il suo nome, titolo e addirittura il numero di licenza. Successivamente, in molti database governativi, appariva come passato a miglior vita. É reo di altre azioni criminali come furto di credenziali di terze persone usate per infiltrarsi in aziende private, reti governative e aziendali (presumibilmente in sistemi di prenotazione di catene alberghiere). Poi ha cercato di vendere l’accesso alle reti a potenziali clienti on-line.
L’uomo è stato comunque rintracciato dalle autorità. Adesso deve alla sua ex moglie circa 116mila dollari; a questi se ne aggiungono altri 200mila che dovrà dare alle aziende e alle agenzie governative che ha violato. Inoltre, rischia un massimo di sette anni di carcere e fino a 500mila dollari di multa. La data della sentenza è prevista per il 12 aprile.
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